La storia

Da Castrum a Rocca Vescovile

La storia della Rocca Vescovile abbraccia un arco temporale che si estende dalla fine del X secolo fino ai giorni nostri. Ambita per il suo indiscusso valore strategico, la Rocca non ha svolto solo compiti militari. Dalla metà del XV secolo, con la presenza dei Malatesta e, successivamente, dei vescovi di Bertinoro, la Rocca ha perduto la sua funzione militare a favore del suo ruolo culturale: Domenico Novello Malatesta trasferì nella Rocca di Bertinoro parte dell’officina libraria della futura Biblioteca di San Francesco, mentre i vescovi, osservando i dettati del Concilio di Trento, ne fecero un luogo di educazione e di formazione. La storia della Rocca, da semplice castrum a sede vescovile e poi universitaria, può essere raccolta nelle seguenti date:

  • 995 – A questa data risale il più antico documento che parla della Rocca di Bertinoro. Il 27 novembre si incontrarono, in castro Cesubeo, i grandi della nobiltà romagnola e i rappresentanti dell’Arcivescovo di Ravenna, per decidere, in un placitum, l’assegnazione dei diritti feudali di Celincordia. All’epoca, la Rocca era già una costruzione in pietra dotata di mastio.
  • 1004 – L’Arcivescovo di Ravenna assegna i diritti feudali su Bertinoro ad Ugo degli Onesti. Inizia la casata dei Conti di Bertinoro che governerà la contea fino alla fine del XII secolo.
  • 1172 – Aldruda Frangipane, contessa di Bertinoro, con le sue truppe porta soccorso alla città di Ancona assediata dagli imperiali dell’arcivescovo Cristiano di Magonza. Grazie all’intervento dei bertinoresi, la città di Ancona è liberata. La figura di Aldruda è celebrata nel libro De Obsidione civitatis Anconae di Boncompagno da Signa, maestro dello Studio bolognese.
  • 1177 – Con la morte di Aldruda Frangipane e la pace di Venezia, la Rocca di Bertinoro diventa un feudo dell’imperatore Federico I Barbarossa.
  • 1218 – Guido del Duca, giudice del libero comune di Bertinoro, istituisce la Colonna degli Anelli.
  • 1278 – Con il tramonto della potenza sveva in Italia, Bertinoro rientra nella sfera di influenza dello Stato Pontificio. La Rocca ospita i rappresentanti papali deputati al governo della Romagna.
  • 1357 – La Rocca è la sede del comando militare del card. Egidio Albornoz, impegnato nella riconquista militare della Romagna.
  • 1361 – A seguito della parziale distruzione di Forlimpopoli, Bertinoro è elevata dal card. Albornoz a sede vescovile.
  • 1379 – La Rocca è affidata in feudo alla famiglia dei Malatesta da Rimini.
  • 1450 – Domenico Novello Malatesta trasferisce nella Rocca di Bertinoro parte dell’officina libraria del convento di San Francesco, nucleo originario della futura Biblioteca Malatestiana.
  • 1497 – Un fulmine si abbatte sulle torre della polveriera che esplode, crollando sulla cisterna dell’acqua. Per quasi un secolo, la Rocca è abbandonata, divenendo una cava di materiale edile.
  • 1584 – Nominato quattro anni prima vescovo di Bertinoro, Giovanni Andrea Caligari restaura la Rocca e ottiene il diritto di risiedervi da papa Gregorio XIII. Nel 1598, papa Clemente VIII estende tale diritto a tutti i vescovi successori di Caligari. La Rocca diventa il palazzo episcopale della Diocesi di Bertinoro, conservando tale funzione fino al 1986.
  • 1613 – Il pittore Corradino Romano termina il ciclo degli affreschi per la sala da pranzo del vescovo (attuale Sala Affrescata)
  • 1642 – Il vescovo Isidoro della Robbia istituisce l’Accademia dei Benigni.
  • 1969 – Muore mons. Giuseppe Bonacini, ultimo vescovo di Bertinoro a risedere in Rocca. Si apre il processo di accorpamento con la Diocesi di Forlì.
  • 1986 – Formalmente, con al creazione della Diocesi di Forlì-Bertinoro, la Rocca termina la sua funzione di palazzo episcopale.
  • 1997 – La Rocca è ceduta in comodato d’uso all’Università di Bologna per cinquant’anni.
  • 2000 – Termina il restauro della Rocca Vescovile, che diventa a tutti gli effetti la sede del Centro Residenziale Universitario di Bertinoro.

Dal punto di vista architettonico, l’aspetto attuale della Rocca è frutto della ricostruzione effettuata da Giovanni Andrea Caligari alla fine del XVI secolo. Del periodo malatestiano resta il solo contrafforte della parete nord, progettato con un forte terrapieno a sostegno della scarpata difensiva, pensata per resistere ad eventuali assedi condotti con l’utilizzo di armi da fuoco. Della presenza di Domenico Novello e della moglie Violante da Montefeltro resta in Sala Affrescata la rosa bianca in campo azzurro, stemma araldico del ramo cadetto dei Malatesta. Nella Sala Frangipane, sono visibili pochi lacerti di affreschi dedicati alle virtù teologali e alle virtù cardinali. Il ciclo delle Vite dei Santi, datato al 1613 e opera di Corradino Romano, è riconducibile agli ultimi anni di episcopato del Caligari. Della cortina difensiva medievale, resta traccia nei merli ghibellini inglobati nella ricostruzione effettuata alla fine del Cinquecento.

Il restauro

La nascita del Centro Residenziale Universitario di Bertinoro è da inquadrare nel più ampio fenomeno del decentramento dell’Università di Bologna in Romagna, iniziato nel 1988. A seguito dell’apertura dei primi corsi di laurea a Forlì e Cesena, l’Università di Bologna aveva la necessità di localizzare una struttura da destinare alle summer school.
In particolare, la nuova struttura doveva presentare le seguenti caratteristiche:
una località che garantisse la formula della full immersion ai futuri corsiti, facile da raggiungere con le grandi via di comunicazione (Autostrada A14, E 45, direttrice ferroviaria Bologna-Ancona, Aeroporti) e vicina al centro abitato;
una struttura di prestigio dal punto di vista storico e architettonico;
una struttura che garantisse i servizi didattici e alberghieri in house.

Queste caratteristiche erano presenti nel complesso della Rocca Vescovile e dell’Ex-Seminario di Bertinoro. La Rocca e il Rivellino versavano in uno stato di assoluto degrado, seguito all’accorpamento della Diocesi di Bertinoro a quella di Forlì. Grazie all’opera e al progetto del sen. Leonardo Melandri, artefice del decentramento universitario in Romagna, fu possibile creare una rete di attori locali e nazionali che consentirono l’intero recupero e la rinfunzionalizzazione di uno dei complessi monumentali più importanti della Romagna.
L’opera di recupero della Rocca è andata di pari passo con la crescita delle attività di Alta Formazione e Congressuali:

  • 1991 – Il Comune di Bertinoro delibera una spesa straordinaria per il restauro e la rinfunzionalizzazione del Rivellino, da destinare a sede didattica per le attività di Alta Formazione del Centro Universitario.
  • 1994 – Il 6 giugno il Centro Residenziale Universitario (Ce.U.B.) apre le sue attività, ospitando il primo corso internazionale di Alta Formazione. Al temine dell’anno, le presenze registrate saranno 3.900.
  • 1997 – A seguito della crescita esponenziale delle attività di Ce.U.B., il 28 aprile la Diocesi di Forlì-Bertinoro cede la Rocca Vescovile in comodato d’uso all’Università di Bologna per 50 anni. Il comodato pone le condizioni per iniziare la campagna di restauro per l’utilizzo degli spazi della Rocca Vescovile.
  • 1998 – Apre il cantiere di restauro della Rocca Vescovile per rendere fruibile il piano nobile a sede didattica, mentre al secondo e terzo piano si potenziano le sedi residenziali.
  • 2000 – Si conclude il restauro della Rocca, che ha consentito a Ce.U.B. di raddoppiare gli spazi didattici, di ampliare il laboratorio informatico e di recuperare le antiche segrete, destinate al Museo Interreligioso.
  • 2002 – L’Associazione “Europa Nostra” consegna la medaglia d’oro a Ce.U.B. per il migliore restauro e rinfunzionalizzazione di uno spazio storico in Italia. Le presenze superano quota 20.000.
  • 2003 – Riprendono i lavori sull’Ex-Seminario per incrementare la ricettività alberghiera di Ce.U.B.
  • 2009 – Le presenze arrivano a quota 30.000: si tratta del migliore risultato in assoluto conseguito da Ce.U.B..
  • 2010 – Si inaugura la chiesa di San Silvestro, attigua all’Ex-Seminario, destinata ad aula polivalente.
  • 2011 – Ce.U.B. prende in carico la gestione del Teatro “E. Novelli”, portando al massimo la capacità ricettiva dell’area didattica.